Sicurezza stradale: in Europa meno vittime, ma l’Italia resta sopra la media

Un incidente stradale su una strada valdostana
Un incidente stradale su una strada valdostana

L’Unione europea ha registrato nel 2024 19.940 decessi per incidenti stradali, in calo del 2% rispetto al 2023. È quanto emerge dal rapporto pubblicato dalla Commissione europea il 17 ottobre 2025, che fotografa la situazione della sicurezza stradale nei 27 Stati membri.
Nonostante il progresso, il tasso medio resta 45 morti ogni milione di abitanti, troppo alto per raggiungere l’obiettivo “Vision Zero”, dimezzare le vittime entro il 2030 e azzerarle entro il 2050.

L’Italia ferma a 51 morti per milione di abitanti

Il dato italiano si mantiene stabile rispetto al 2023: 3.030 vittime in dodici mesi, pari a 51 decessi per milione di abitanti, contro i 45 dell’UE.
Il nostro Paese resta quindi sopra la media europea, pur mostrando un lieve miglioramento strutturale rispetto ai livelli pre-pandemia (quando superava i 55 morti per milione).
L’analisi della Commissione evidenzia un quadro complesso: la riduzione complessiva delle vittime è più lenta rispetto al decennio 2010-2020, e il ritmo attuale non consentirà di centrare gli obiettivi al 2030.

Tra i fattori critici in Italia figurano:

  • alta densità di traffico urbano e autostradale;
  • età media elevata del parco circolante (11,8 anni, contro i 7 della media europea);
  • forte disparità territoriale, con tassi più alti nel Mezzogiorno e più bassi in Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta.
  • Svezia e Danimarca i Paesi più sicuri, Romania e Bulgaria in coda

Il confronto con gli altri Stati membri mostra una frattura geografica netta tra Nord e Sud Europa.

Una rappresentazione grafica di come funzionano gli Adas alla guida
Una rappresentazione grafica di come funzionano gli Adas alla guida

EU Road Safety Statistics 2024 – October 2025

Paese Morti per milione di abitanti (2024) Variazione 2024/2023 Note
Svezia 20 -5% Miglior tasso UE; strategia “Vision Zero” attiva dal 1997
Danimarca 24 -4% Investimenti su infrastrutture urbane e limiti 30 km/h
Finlandia 32 -3% Bassa densità di traffico, rete stradale moderna
Germania 37 -2% Trend costante di miglioramento
Francia 44 -1 Avanzano le zone 30 e i controlli automatici
Italia 51 0% Stabile, ma sopra la media UE
Spagna 46 -3% Cala la mortalità urbana, cresce sulle autostrade
Romania 83 -2% Peggior risultato UE
Bulgaria 72 -3% Scarsa infrastruttura e controlli limitati

L’Italia e il “paradosso urbano”

Le città italiane restano uno dei nodi principali: il 72 % degli incidenti mortali avviene su strade urbane o extraurbane secondarie, con un’incidenza maggiore tra utenti vulnerabili (pedoni, ciclisti, motociclisti). L’aumento di bici e monopattini elettrici, seppure positivo in chiave ambientale, ha introdotto nuovi rischi che richiedono infrastrutture dedicate e regole chiare.

Il tasso di mortalità urbana in Italia è il doppio di quello di Svezia e Paesi Bassi, dove la sicurezza dei ciclisti è garantita da piste separate e limiti di velocità più bassi. Nelle città del Nord Europa, il concetto di Safe System, che attribuisce la responsabilità della sicurezza anche a infrastrutture e veicoli, non solo ai conducenti, è ormai prassi consolidata.

Dove si migliora

Nel 2024 la Commissione segnala risultati incoraggianti in alcuni Paesi dell’Est:

  • Lituania (–22 %) e Lettonia (–19 %) hanno ridotto in modo drastico le vittime, grazie a campagne educative e controlli mirati;
  • Slovenia e Croazia registrano –10 %, avvicinandosi alla media UE;
  • Portogallo scende a 47 morti/milione, superando l’Italia per la prima volta.

L’elemento comune è l’investimento nelle infrastrutture intelligenti (telecamere, segnaletica dinamica, rotonde di sicurezza) e la diffusione dei veicoli con sistemi Adas obbligatori sulle nuove immatricolazioni dal 2024.

Il grafico del morti su strada per milione di abitanti – UE 2024
Il grafico del morti su strada per milione di abitanti – UE 2024

La prospettiva della mobilità elettrica

La transizione verso l’elettrico apre un capitolo nuovo anche per la sicurezza stradale. Le auto elettriche di nuova generazione offrono sistemi avanzati di assistenza alla guida, frenata automatica e rilevamento pedoni, ma il peso maggiore dei veicoli e l’accelerazione istantanea richiedono una diversa progettazione delle infrastrutture e delle aree urbane.

Secondo la Commissione, l’elettrificazione potrà contribuire a ridurre le vittime solo se accompagnata da:

  • riduzione della velocità urbana,
  • formazione specifica per i nuovi conducenti,
  • integrazione di mezzi leggeri elettrici (e-bike, scooter) in un sistema di mobilità sicuro e regolato.

Le priorità per l’Italia

Per allinearsi alla media europea e avvicinarsi agli standard del Nord, l’Italia dovrà agire su più fronti:

  • rinnovare il parco auto accelerando gli incentivi per veicoli elettrici e ibridi con Adas;
  • investire nella manutenzione stradale e nelle infrastrutture urbane di sicurezza (rotonde, attraversamenti rialzati, piste ciclabili protette);
  • rafforzare controlli e educazione stradale, soprattutto nei centri urbani e nelle fasce giovanili;
  • integrare la mobilità elettrica con quella pubblica, per ridurre il traffico privato, principale fattore di rischio.

Vision Zero: un obiettivo ancora lontano

Nel 2020 l’UE ha lanciato la strategia “Vision Zero”, che mira ad azzerare le vittime della strada entro il 2050. L’andamento del 2024 mostra che il trend è positivo ma troppo lento: per raggiungere l’obiettivo 2030 (–50 % di morti rispetto al 2019) servirebbe un calo annuo del 6-7 %, ben superiore all’attuale 2%.
Come ricordato nel rapporto, “ogni decesso su strada è evitabile”: una frase che resta la sintesi più potente di una sfida ancora aperta, quella di trasformare la mobilità europea in un sistema più elettrico, più intelligente e soprattutto più sicuro per tutti.

fonte: European Commission, Road safety statistics 2024